Gentili lettori, gentili lettrici,
questo numero tratta con ulteriori contributi il tema del «curare» e della «cura» in qualche modo continuando il discorso iniziato non solo nel numero precedente, ma anche riprendendo questioni che sono il filo rosso della rivista.
Lo «stare accanto» rimanda non solo all’oblatività o meno degli operatori, alla loro disposizione empatica e alla loro capacità poeticamente tecnica, ma anche alle condizioni storiche, economiche, sociali e culturali in cui il prendersi cura si colloca con tutte le variabilità di significati, con tutte le variabilità di declinazioni disciplinari e normative che prende nella, a volte conflittuale, definizione dei modi e delle forme in cui la «cura» viene concepita e resa azione pratica.
È quali sono dunque le persistenze? Quali sono le continuità del suo significato? Forse l’essere per l’altro in relazione all’ ascolto accurato della domanda ma anche delle potenzialità che l’Altro in stato di fragilità o di bisogno evolutivo o soprattutto di diritti che accampa pone.
Mi auguro che la lettura del numero aiuti a stare in ascolto di se stessi mentre si legge aiutandoci a stare poi in ascolto dell’Altro.
Buona lettura
Francesco Caggio
