Gentili lettrici, gentili lettori,
Il numero che state per leggere spero Vi possa restituire il suono delle musiche, dei silenzi e dei rumori qui evocati e infine delle vocalità che andate incontrando; che Vi possa restituire tutta la polifonia dell’insieme dei contributi qui raccolti.
Che Vi possa restituire, ancora, la vitalità dei gesti, delle posture, dei movimenti e dell’abitare con forza, grazia, consapevolezza e intenzionalità lo spazio disegnandolo e definendolo come fa la danza qui evocata per la sua rilevanza nella capacità di essere al mondo e nel mondo con tutto il proprio corpo; incarnazione consustanziale della psiche, dell’anima, dello spirito.
E infine che possiate sentire la vita che il teatro ci restituisce da un altro punto di vista; che possiate riflettere sulla vita che ci anima e che anima anche burattini e marionette in maniera ludica e magica ma vera allo stesso tempo; che possiate recuperare la possibilità di rivedere e recuperare la Nostra stessa vita che abbiamo bisogno di riconoscere e forse conoscere nel segreto di un altro tempo e di un altro spazio, quello del palcoscenico non diverso da quello che calchiamo direttamente ogni giorno.
E la musica, la danza e il teatro costruiscono, circondano, istituiscono altri spazi e altri tempi affinché sia possibile recuperarci, lenendo i nostri dolori, restituendoci le nostre gioie e radicandoci nella bellezza drammatica del vivere ogni giorno, dando alimento al nostro mondo interno ben curato ogni giorno dalle provocazioni fervide e vitali della musica, della danza e del teatro.
Per questo ci torneremo ancora, buona lettura.
Francesco Caggio
